Oggi vogliamo raccontarti una storia potente, senza un nome, perché rappresenta la possibile realtà di innumerevoli donne intrappolate nella spirale della violenza e del matrimonio coercitivo. Dietro ogni cifra statistica, c’è una vita, un volto e una battaglia.
La storia inizia come quella di molte bambine, in un villaggio dove la fame e la povertà sono quotidiane. Una bambina che va a scuola e ha sogni, una famiglia numerosa che cerca di sopravvivere. Tuttavia, la realtà crudele si manifesta quando diventa evidente che la prospettiva di un matrimonio precoce è l’unica alternativa per assicurare un futuro, anche se limitato, per questa ragazza.
L’orrore dei matrimoni forzati e della perdita di opportunità educative si svela quando la giovane donna, diventata madre prima ancora di poter completare la sua formazione, si ritrova in una situazione di totale dipendenza. Il marito più anziano non solo le nega il diritto di continuare la scuola, ma le impedisce anche di lavorare, aggravando la sua vulnerabilità.
Alla morte del marito, liberata dalle catene di un matrimonio oppressivo, questa donna coraggiosa decide di tornare nel suo paese con i suoi figli. È qui che inizia il percorso verso la libertà e l’indipendenza economica. Affrontando le sfide con tenacia e determinazione, impara a gestire la propria vita. Nonostante le difficoltà, impara a gestire le risorse limitate, ad affrontare le sfide quotidiane e a prendere decisioni che plasmano il suo futuro.
Questa storia è un richiamo alla nostra responsabilità collettiva di lavorare insieme per eliminare la violenza di genere e garantire l’accesso all’istruzione e alle opportunità economiche per tutte le donne nel mondo. Attraverso progetti di cooperazione internazionale, possiamo contribuire a creare un futuro in cui storie come questa diventano sempre più rare e il potenziale delle donne è pienamente realizzato.
In ogni progetto di APDAM, lavoriamo insieme per favorire:
- il diritto di vivere una vita sana, piena e partecipe di bambine e donne;
- la “capacitazione” degli individui e delle comunità, con l’obiettivo non di contrastare singoli bisogni, ma di rimuovere le circostanze per le quali vengono lesi uno o più diritti fondamentali degli esseri umani in quanto tali;
- l’approccio ai diritti umani e alle capacità come modo più completo ed etico per favorire uno sviluppo integrato e sostenibile della persona;
- il rispetto di se stessi e degli altri, indipendentemente dal luogo di nascita, dalla cultura e dal credo;
Ogni undici minuti una donna muore, ma in ogni istante possiamo agire INSIEME per cambiare il corso di molte storie e costruire un mondo in cui la parità di genere è una realtà.
Nessuna può essere lasciata indietro, in Italia e in Altri Mondi, ma per farlo abbiamo bisogno anche di te!
Era il 1992 quando la violenza contro le donne è stata riconosciuta come violazione dei diritti umani dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Dopo più di trent’anni il problema è ancora estremamente diffuso.
In un mondo che ancora combatte per la parità di genere, la condizione delle donne in molte parti dell’Africa rimane una sfida urgente e critica. Le storie di oppressione, violenza e discriminazione possono sembrare distanti e astratte, ma sono racchiuse nelle vite di milioni di donne che combattono ogni giorno per la propria libertà.
In Africa, infatti, le donne vedono sistematicamente negati i propri diritti fondamentali. Qui, la condizione femminile è caratterizzata da abusi sessuali e violenze di genere, sia in ambiente domestico che nella società. L’UNICEF riporta che il 42% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale da parte del proprio partner. Questi dati sconcertanti mettono in luce la necessità critica di affrontare la violenza di genere in modo globale.
Nel mondo, ogni anno vengono uccise circa 48.800 donne, 5 ogni ora.
Più di 133 donne e ragazze ogni giorno. Una ogni 11 minuti.
Ma il problema non esclude nessun Paese: quest’anno, in Italia, su 295 omicidi registrati, 106 sono stati con vittime donne. Cambiano le modalità ma non le conseguenze.